Saturday, July 25, 2009

Alle 22.45 del 25 luglio 1943 l'Eiar trasmette la notizia della caduta di Mussolini. Il duce è stato arrestato alle 17 all'uscita da un breve colloquio con Vittorio Emanuele III a Villa Savoia sulla via Salaria. Fatto salire dai regi carabinieri a bordo di un'ambulanza, è trasferito a Ponza, poi tradotto alla Maddalena ed a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Quel pomeriggio tra i soldati ignari trasportati all'improvviso dalla Cecchignola a presidiare l'immenso parco di Villa Savoia, c'era il romagnolo Gino Pilandri. La mattina dopo, ha ricordato Pilandri a Bruno Ghigi, il re «piccolo, traballante, sorretto da due ufficiali perché non scivolasse nell'erba», andò a distribuire tavolette di cioccolata ai militari rimasti in servizio per tutta la notte.

Il 25 luglio '43 segna un cambiamento radicale nella storia italiana. Partiamo da questa data per ricostruire le vicende dei «giorni dell'ira», i terribili dodici mesi che vanno dal settembre '43 al settembre '44, vissuti a Rimini ed a San Marino. 26 luglio '43: «Molta gente che non aveva sentito la radio o letto i giornali, era uscita di casa ignara di quanto accaduto, portando come al solito il distintivo del fascio all'occhiello della giacca». [V. Reffi] Comincia la caccia alle ex camicie nere. Mentre percorre via Garibaldi viene picchiato a sangue con uno zoccolo in testa da cinque persone Giuffrida Platania, un «acceso fascista» che «non sapeva darsi pace», ben noto in città.

La stessa mattina alcuni sammarinesi s'incontrano a Rimini nello studio del dentista dottor Alvaro Casali, allo scopo di organizzare una manifestazione per indurre il governo di San Marino alle dimissioni. Tra 27 e 28 luglio sono arrestati alcuni esponenti del fascismo riminese: Giuffrida Platania, Perindo Buratti, Eugenio Lazzarotto, Giuseppe Betti e Valerio Lancia (che era stato anche il federale della città). Li libereranno i tedeschi il 13 settembre. Racconterà Buratti: «Il 27 o 28 luglio del '43 andai a Roma. Mi accompagnai col capitano dei carabinieri Bracco che da Rimini era stato trasferito a Roma... Quando, dopo una decina di giorni, tornai, il mio amico e fascista Motta, commissario di PS mandò un agente a casa mia -abitavo in piazza Malatesta- a vedere se c'ero. E poiché c'ero mi mandò a dire che andassi da lui. Non temessi: era un amico e un fascista. E mi mise in galera. Per protezione, mi disse».

Qualche altro personaggio in vista cerca raccomandazioni per il futuro, presso gli antifascisti. È il caso dell'avv. Salvatore Corrias, dell'Istituto di Cultura fascista, che va a trovare il socialista Mario Macina, padre di quell'Ennio picchiato quattro anni prima dal pugile Benito Totti per aver denigrato il passo romano con movenze frivole. Corrias è il primo a fare discorsi antifascisti in piazza.

[Questa pagina appartiene al volume di Antonio Montanari, "I giorni dell'ira, Settembre 1943-settembre 1944 a Rimini e a San
Marino", che si può leggere integralmente o scaricare da questo link.]
Giorni dell'ira, 1943-44 a Rimini e San Marino

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